Nel cuore antico di Palermo, tra i vicoli che ancora conservano l’anima popolare della città, è nata una nuova galleria d’arte che è anche un laboratorio di idee, incontri e cambiamento. A fondarla è Josephine Flasseur, artista e direttrice artistica francese, con un passato vissuto tra Parigi e New York, che ha scelto Palermo come luogo in cui mettere radici e dare forma a un progetto artistico indipendente.
Josephine racconta il suo arrivo come quello di un’esploratrice in una città che, a suo dire, vive un "rinascimento": uno spazio caotico e al tempo stesso fertile, dove la creazione non è ancora intrappolata dalle logiche del mercato, e dove esiste una possibilità autentica di sperimentare. “A Palermo c’è spazio – dice – non solo fisico, ma anche mentale e culturale. Si può ancora inventare, osare, dialogare”.
La galleria – allestita in un ex laboratorio di vetrai e fabbri – è diventata in pochi mesi un punto di riferimento per artisti, curiosi e giovani appassionati d’arte. Non solo mostre, ma anche performance e riflessioni che mettono al centro i grandi temi del nostro tempo: identità, scienza, politica, potere. “L’arte deve essere politica”, afferma Flasseur, “ma con eleganza e profondità”.
L’incontro è anche l’occasione per interrogarsi sullo stato della cultura in città: sull’assenza di una borghesia solida che sostenga l’arte, sulla difficoltà a creare un pubblico educato alla fruizione artistica, ma anche sul ruolo che Palermo può giocare nel panorama internazionale, a patto di non cedere all’omologazione turistica e di coltivare con cura la propria identità.
“Palermo è un tesoro che i suoi stessi abitanti a volte dimenticano”, osserva Josephine, che oggi sta scrivendo un film ispirato proprio alla sua esperienza palermitana. Un modo per raccontare una città fotogenica e contraddittoria, abitata da personaggi forti e luoghi carichi di energia. Una città che, se accompagnata con consapevolezza, può davvero diventare un modello di rinascita culturale dal basso.
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